sabato 27 giugno 2015

La prova che siamo anime gemelle

Un breve video. Poco meno di due minuti. Qualche statistica, qualche numero, qualche calcolo ed ecco che la scelta di una persona su così tante dovrebbe far sorridere e pensare. 7 miliardi di persone, eppure ne scegliamo una. Una, unica, speciale, a cui affidare le chiavi del nostro cuore. Una per cui vale la pena rischiare. Una a cui donare amore e attenzioni. Una che rimarrà unica.
Le relazioni possono terminare, ma le anime gemelle rimangono tali.

A quelle che si sono incontrate e poi si sono allontanate, alle persone giuste che si sono incontrate nel momento sbagliato, a tutte le anime gemelle che si sono sfiorate inconsapevolmente, auguro una seconda possibilità. E se fosse necessario, anche una terza e una quarta.
Che le vostre vie possano incrociarsi di nuovo, che di due fili si possa fare un'unica treccia, che ogni ostacolo possa essere superato, anche se si tratta di semplice orgoglio, che ci siano persone che vi permettano di guardare indietro e capire, che ci siano amici pronti a ricordarvi le cose importanti e i vostri sorrisi, la vostra serenità, la vostra gioia; che ogni incontro fatto lontano da quel posto, possa essere un paradossale passo verso un ritorno, un nuovo inizio, un nuovo cammino; che le vostre singole vite, piene di tutto, possano mescolarsi per vivere un miracolo.



Un'ultima citazione prima di lasciarvi alla vostra vita, ai vostri pensieri, al vostro cuore, ai vostri desideri e ai vostri ritorni:



"Sei miliardi di persone nel mondo. Sei miliardi di anime. E qualche volta... te ne serve una sola."

sabato 20 giugno 2015

Relazioni terminate, lezioni imparate



Nell'era della precarietà e del consumismo, i sentimenti e le relazioni subiscono l'influenza di questi processi. Volenti o nolenti abbiamo a che fare con questi due aspetti, e a fare attenzione si trovano in ogni area della nostra vita. Le relazioni non sono stabili, perché le persone non lo sono. Finiscono per motivi più o meno ragionevoli a volte, altre perché semplicemente i sentimenti finiscono (?!). Senza star qui a perdere tempo sulla ricerca dei motivi, sul perché e per come, sulle responsabilità degli individui, ecco qualche cosa che ho imparato direttamente. Come disse qualcuno "Io di risposte non ne ho, mai avute e mai ne avrò, di domande ne ho quante ne vuoi", ma visto rimangono i punti interrogativi, o i puntini di sospensione a dissolvenza, ho cercato di tirare fuori qualche insegnamento/incoraggiamento, tanto per non lasciare che il dolore e la sofferenza vadano sprecati. Eccone qualcuno:

1. Fedeltà. A Dio prima di tutto, nel servirlo anche in quell'ambito. Dando aiuto, amicizia, essendo spalla, raccogliendo lacrime, donando tempo, investendo in preghiera. Forse umanamente può non bastare, ma l'amore donato è un atto di obbedienza. Ci sarà una ricompensa per la fedeltà. E quando l'obiettivo è sentirsi dire "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore.", allora non importa tutto il resto. Ho fatto un investimento doloroso per la mia eternità di gioia.

2. Comunicazione. Costruire muri non serve, anzi distrugge le relazioni. Ci sono sempre episodi tristi e dolorosi che ci cambiano profondamente, ma quando c'è qualcuno che con grazia e amore ce li fa notare, allora sarebbe il caso di deporre questi pesi ai piedi della croce per sperimentare liberazione e guarigione. Ignorare il problema non lo fa sparire, ma lo ingigantisce ogni giorno di più, questo crea ostacoli e muri, non ponti e strade. La comunicazione non è completa o è interrotta, e questo crea un problema.

3. Errori. Capita a tutti di sbagliare, non sempre si riesce a non deludere e ferire le persone a cui si vuole bene. A volte si sbaglia per ignoranza, a volte perché ci si tiene troppo. Il perdono è la chiave, l'amore di Dio la soluzione, l'umiltà di riconoscere che anche io sbaglio e quindi è possibile che sbaglino anche gli altri. Ma l'amore copre una gran quantità di peccati.

4. Orgoglio e pregiudizio. Spesso mi sono ritrovato davanti a questo, condito con una buona dose di mancanza di ascolto e di errori nella comunicazione. Si dice qualcosa e ne viene capita e percepita una completamente opposta. A quel punto basterebbe la spiegazione del reale significato per poter capire le posizioni di entrambi, ma a quel punto l'orgoglio ha la meglio. Ci si sente giudicati e offesi. Così si costruiscono i muri.

5. Umiltà. Le relazioni tra uomo e donna nascono per essere immagine della trinità e quindi insegnarci qualcosa di teologico. L'umiltà dovrebbe esserne la base. Due persone che si aiutano vicendevolmente, con amore e passione, a raggiungere la perfetta statura di Cristo. La vita di ognuno è un cammino di santificazione, quello di coppia non cambia in questo. Anzi si ha un ulteriore aiuto per farlo. Se togliete 5 e aggiungete 4, magari una piccola parte in meno di 2, allora ci sono buone probabilità di non riuscire.

6. Amore. La scelta dell'amore. Non i sentimenti, non le fluttuazioni ormonali, non la fuga dalla solitudine. La scelta. Dio ha scelto di amare l'uomo peccatore. L'uomo deve scegliere di amare la donna e viceversa. Se alla base non c'è una scelta, ma i sentimenti variabili di un cuore malvagio, aspettatevi di soffrire, non di amare. I sentimenti sono resi puri e stabili da una scelta ponderata fatta con gli occhi spirituali.

7. Priorità. Scegliere qualcuno che abbia le stesse priorità è fondamentale. Se XX vuole avere un cammino di continua santificazione e servizio a Dio in ogni luogo, momento, situazione, ma XY, nonostante sia una figlia di Dio, ha soltanto il 50% delle vostre priorità, credetemi, non si va da nessuna parte. Voi vorrete andare ad un campo cristiano o ad una conferenza per crescere, l'altra/o vorrà dare spazio ai suoi hobby e passioni. Se la passione unica di entrambi è Cristo e il cammino cristiano, sarà un bel cammino consacrato. Se non c'è unità in questo, la strada che si può percorrere è poca.

8. Conoscere sé stessi. Non ci si può conoscere fino in fondo fino a quando non ci relazioniamo con persone oneste e amorevoli che ci mostrano i lati del nostro carattere da cambiare. Non per uniformarci alla volontà di qualcuno, ma a quella di Dio. Tutti i figli di Dio sono strumenti nelle Sue mani per la crescita spirituale della chiesa e quindi degli altri fratelli. Nessuna esenzione nella coppia, anzi, l'intimità con la quale ci si concede alla conoscenza profonda non fa altro che mettere in luce aspetti positivi e negativi. Quando arrivano i negativi con 2 e 6 bisogna affrontarli. Se una persona in una coppia non è pronta a vedere sé stessa e ad affrontare il proprio buio per portarvi la luce, con l'aiuto del partner, allora ci sarà solo da soffrire.

9. Preghiera. Una volta ho letto che il modo migliore per amare qualcuno è pregare per quella persona. Quindi si potrebbe assumere che pregare per una persona ci porta ad amarla profondamente. E' lo stesso principio di pregare per i nemici, perché solo così possiamo dimostrare amore per loro e possiamo imparare ad amarli. Perché con la preghiera Dio ci dà un nuovo modo di vedere le persone, le vediamo con occhi spirituali. Questa è un'arma a doppio taglio. Pregare per avere la guida di Dio, per ricevere la saggezza per fare una scelta è cosa giusta e obbligatoria. Però pregare per qualcuno che non prega per noi allo stesso modo porta ad uno squilibrio. Oggi mi ritrovo a sentire un forte legame con una persona per cui ho pregato per anni, in modo specifico, ma che nemmeno mi saluta più. E questo è il risvolto della medaglia. Ho imparato ad amarla in preghiera e tramite la preghiera, ma è stata una cosa che è rimasta solo mia e che lei non ha realizzato. Quindi pregare sì, ma nel modo giusto, nei tempi giusti, per evitare di portare qualcosa sul piano spirituale, che è dunque più profondo e crea un legame più saldo, da soli. Questo crea solo sofferenza. Oggi so che Dio onorerà le mie preghiere, che le ha ascoltate e ha già dato una Sua risposta, risposta che io non vedo ma che sarà un giorno palese. So che Dio ha apprezzato questo investimento, questa ubbidienza dolorosa, e che un giorno quelle richieste saranno esaudite in qualche modo. Ho scavato tanti fossati in un deserto, aspettando che la promessa di ricevere acqua si realizzasse; ma parte della promessa era che quest'acqua sarebbe arrivata senza che si sarebbero viste nè nuvole nè vento (Eliseo docet). In qualche modo quell'acqua arriverà, quelle preghiere saranno esaudite, saranno onorate da Dio. Se non altro rimane la fedeltà anche in questo, anche se il consiglio è pregare per saggezza sicuramente, pregare per guida, ma fatelo insieme. Se dopo un po' sarete ancora da soli a farlo, rallentate per evitare un sentimento profondo ma solitario, incompreso dall'altra parte e dalle persone intorno a voi, doloroso a lungo termine.

Ce ne sarebbero di altri punti, ma una cosa sto imparando. Dio è buono quando io non lo sono, Dio è fedele quando io cado, Dio perdona quando io sbaglio, Dio mi cambia quando mi mostra chi sono, Dio mi dona luce lì dove c'è il buio, Dio porta la sua presenza nelle aree della mia vita in cui non c'è. Dio può fare l'impossibile, ma vuole vedere se glielo permettiamo. Spesso mi sono ritrovato come Giuseppe, in situazioni in cui tutto gli è stato preso e rubato, dove un assaggio di libertà è stato seguito da una grande ingiustizia subita che lo ha portato in carcere. Là dove poteva rivedere la Sua vita e considerare le cose di cui lo avevano privato, vedere il dolore che aveva subito, sentire le cicatrici e le ferite inferte, lì dove tutto sembrava buio e dolore, Giuseppe stava con Dio. Gli era fedele anche in quella situazione. Dio ha usato la sofferenza per la sua crescita, per addestrarlo ed equipaggiarlo. Giuseppe è rimasto fedele nonostante tutto. Fedele a Dio prima di tutto. E questo Dio glielo ha riconosciuto. Avrà sicuramente sbagliato nella sua vita qualcosa, ma Dio lo amava, lo perdonava, sfruttava ogni milligrammo del suo dolore per procurargli uno smisurato peso eterno. Dio usava quelle situazioni per permettere che Giuseppe realizzasse che Dio era il suo tutto, il suo unico bene. E quando Dio ha voluto, lo ha innalzato. Lo ha salvato. Il dolore non era sparito, le sofferenze degli anni passati non erano dimenticati, gli anni che gli erano stati tolti non sarebbero più ritornati, eppure lui gli è stato fedele, ha visto tutto da un punto di vista nuovo e ha permesso a Dio di usare la sua sofferenza per la Sua gloria.

Quale migliore incoraggiamento?

Spesso soffriamo per il nostro peccato, più spesso ancora per il peccato degli altri. Ma Dio è con noi. Dio ci soccorre. Dio ci istruisce. Dio ci usa. Dio ci richiede fedeltà. A me la resa totale. Non più chiedermi "Perché mi è successo?" ma "Come posso permettere a Dio di usare questo per la Sua gloria."

Capire non rimane importante, ciò che importa è rimanere fedele anche nel buio e nell'incomprensione. A Dio la responsabilità e l'onere di tirare fuori il meglio da quella situazione.

Non conosco tutte le risposte, né tutte le ragioni. Ci sono sofferenze che mi hanno cambiato e dolori che non passano. Cicatrici che rimangono e dolgono quando cambia il tempo. Pensieri complicati e sfiducia. Ma piuttosto che chiedermi dove ho sbagliato, cerco di riconoscere in cosa sono stato fedele a Dio. Ho sbagliato tante volte, l'ho riconosciuto e ho chiesto perdono. Adesso è il momento di capire che non è tutto da buttare come hanno cercato di farmi credere, che non era tutta colpa mia. Ora è il momento di vedere e chiedere a Dio dove sono stato fedele. E la bibbia mi aiuta a capire che lo sono stato in molte cose. In modo imperfetto, chiaro. Ma ho provato ad essere fedele, a fare il mio dovere, a ubbidire a Dio prima di tutto. Il resto non lo capisco, le conseguenze nemmeno.
Ma sapere che Dio mi approva è abbastanza da oggi.
Nonostante tutto.

martedì 11 novembre 2014

Controcorrente

Ieri avevo tra le mani un barattolo di caffè, di quelli di alluminio. Ho deciso di lavarlo per utilizzarlo di nuovo in un altro modo, così ho preso spugna e sapone. Sapete bene che questi barattoli hanno una piccola sporgenza interna, abbastanza sottile da tagliare facilmente. Così mentre aprivo l’acqua e mi accingevo a lavarlo, stavolta senza guanti, ho pensato: “Facendo così mi taglierò.” Metto la mano dentro con la spugna, inizio a lavare e girare sui bordi con precauzione, stando attento a tenere la mano più dritta possibile in modo da non dare libero sfogo alla bramosia di taglio della latta. Eppure un attimo dopo aver pensato che sarebbe successo, ZACCHETE!! 

È successo. Niente di particolare, per carità. Però mi sono sentito stupido in quanto avendo previsto il rischio non sono stato abbastanza attento o comunque preso qualche precauzione in più per non infilarci le mani. Il risultato è un taglietto niente male, per niente grave, ma fastidioso visto la posizione. È buffo come io abbia previsto il pericolo, visto il rischio, eppure in modo testardo ci abbia voluto mettere le mani. Il risultato era scontato ancora prima che iniziassi, perché mi era successo altre volte di notare quanto possa essere tagliente quella sottile sporgenza di metallo. Eppure l’ho fatto.
Questo ha sottolineato un concetto che in questi giorni mi ronzava in testa e che ha a che fare con il titolo (capitan ovvio!) o forse non più di tanto, ma vediamo dove va a finire sta chiacchiera. Il concetto è che vediamo il pericolo e dobbiamo decidere cosa fare: rischiare o evitare. Io con la lattina ho visto il pericolo, ho rischiato e ne ho pagato le conseguenze. In questo caso è un taglietto e in fin dei conti non è una tragedia, solo che ci sono situazioni sicuramente molto più importanti dove questo atteggiamento presenta un conto più alto, molto più alto. E allora lì bisogna capire se è il 
momento di rischiare o di evitare.

Questo mondo, con la sua filosofia, ci dice di provare, di rischiare, di sentire quel brivido dato dalla paura, dal rischio. Invece leggo la bibbia e lì dà proprio il consiglio opposto: evitare, anzi, SCAPPARE. In questo sta il titolo. La bibbia va controcorrente, i cristiani, le persone che amano Dio sono chiamati ad andare controcorrente. Contro quello che il mondo suggerisce e contro quello che la propria essenza umana suggerisce. Con il cuore nuovo che riceviamo, con lo Spirito che vive dentro di noi e ci istruisce, riceviamo un solo chiaro e incontrovertibile comandamento davanti al pericolo/tentazione: SCAPPARE.

Se avessi evitato di mettere la mano dentro la lattina non mi sarei tagliato. Se avessi evitato quella storia con una persona non cristiana non avrei sofferto. Se avessi evitato di frequentare certi posti, avrei evitato di sviluppare pensieri che erano opposti a quelli biblici. Se avessi evitato certi circoli, non mi sarei innamorato o preso una sbandata per persone con la quale non posso stare e che ho fatto soffrire.
A posteriori ci sono i “se” ma se su quel momento avessi ascoltato quella voce che mi invitava ad alzare i tacchi e tagliare i ponti, oggi avrei meno ferite. Si impara qualcosa, o almeno si dovrebbe. La volta dopo ci si sta più attenti. A meno che siamo completamente folli.

Questo andare controcorrente è sottolineato da quello che Dio ha fatto con Gesù. Lui figlio di Dio, del Creatore dell’universo lascia la Sua gloria in cielo per venire sulla terra in veste di uomo e simpatizzare con noi.
Il Re dell’universo venuto non per essere servito, ma per servire.
Il Re dei giudei venuto non per sedersi nei palazzi del potere, ma per morire su una croce.
Il sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec venuto non per sedersi nel tempio, ma per stare con gli ultimi.
Il Dio fatto uomo venuto non per stabilire il suo regno sulla terra, ma per darci una cittadinanza eterna.
Colui che davanti al pericolo, alla tentazione non ci invita a resistere o provare, ma a scappare.
Colui che non ha cercato di convincere i governatori a non opprimere, ma è andato tra gli oppressi.
Il Re che non nasce in un palazzo regale ma in una mangiatoia.
Il Salvatore che non viene con un esercito di angeli a salvare, ma che salva morendo su una croce.
Un leader che non ha scelto persone facoltose e intelligenti ma dei semplici ed ignoranti pescatori.
Colui che ha detto di amare i propri persecutori e non di odiarli.

E si potrebbe andare all’infinito. Il punto è che Gesù è andato controcorrente. E i cristiani sono chiamati a fare lo stesso. Ci sono molte cose lecite a questo mondo, ma non tutte sono utili e soprattutto non bisogna lasciarsi controllare da nulla. Lo Spirito dentro di noi, quando gliene diamo la possibilità e non lo rattristiamo con la nostra ostinazione verso il peccato, ci istruisce su cosa sia tentazione e su ciò da cui bisogna fuggire. Questo sarà sempre un ordine per andare controcorrente. Sei disposto a farlo? Sei disposto ad andare contro quello che il tuo cuore umano desidera ardentemente?
Perché Gesù ti ha comprato a caro prezzo e non lo ha fatto per permetterti di seguire ogni tentazione, ogni tua aspirazione, ogni  tuo pensiero apparentemente buono. “Non tutte le idee buone vengono da Dio” bisognerebbe ricordarsi.
Tu sei disposto ad andare controcorrente? Stai alimentando il tuo rapporto con Dio per essere da Lui istruito? Quando vedi un pericolo, che cosa fai? Rischi o eviti? Ascolti il mondo che ti dice di provare o scappi come ti ordina Dio?

Lascia che ti racconti una breve storia. C’era un ragazzo cristiano che aveva conosciuto una ragazza cristiana durante un convegno. Tra i due nacque una bella e profonda amicizia che dopo tanto tempo divenne interesse reciproco. Poi qualcosa cambiò nel ragazzo. Quindi passarono dal sentirsi con interesse di costruire un rapporto più intimo, a non sentirsi più. La ragazza non la prese bene, sbagliò tante cose dopo che smisero di frequentarsi. Ma era chiaro anche a lei che in quel momento dovesse andare così. Quel ragazzo ruppe ogni rapporto con lei. Per lui era cambiato qualcosa e così fuggì da quel rapporto che era così tanto importante anche per lui. Passarono i mesi, senza che nulla fosse cambiato. Ognuno viveva la sua vita. Quel ragazzo aveva un hobby alla quale inizialmente dedicava qualche ora a settimana, ma più avanti andava più quella diventava una passione che assorbiva tutto il suo tempo libero e le sue energie, sia fisiche che mentali. Sottolineo, era un hobby lecito, niente di sbagliato. Però il grado di coinvolgimento crebbe sempre più per lui. I suoi pensieri erano dedicati a quella passione, ne parlava di continuo con tutti, non faceva altro che quello nel suo tempo libero. 

Tutti intorno a lui si resero conto di quel cambiamento, tutti presero a chiamarlo con un aggettivo che avesse a che fare con quella sua passione. Era palese che fosse diventato esperto di quel soggetto e tutti lo notavano. Solo che iniziava a notarsi questo più del fatto che fosse un cristiano. Passa del tempo con quelle persone in quel circolo e ovviamente quando si ha una passione tanto forte si tende a stare con le persone con la quale si condivide la stessa passione. E così capitò che in mezzo quelli che erano diventati i suoi migliori amici ci fosse una ragazza che di Dio non ne voleva sapere nulla a parte un lieve interesse. Così iniziarono a vedersi anche al di fuori da quel circolo, da soli, e passare tanto tempo insieme.

PAUSA! A questo punto lo Spirito, ne sono certo, avrà avvisato questo ragazzo che la situazione in cui si stava infilando stava prendendo una piega biblicamente all’opposto da quella che sarebbe dovuta essere. La spia con scritto PERICOLO iniziò a lampeggiare nel suo cuore, il suggerimento su cosa fare sarebbe stato SCAPPA e taglia i ponti con tutto quello che ti sta portando in una situazione pericolosa. Dio che in qualche modo ti ricorda cosa è giusto fare davanti a Lui, e te lo ricorda anche tramite gli amici che Lui ti ha messo vicino.

PLAY

Arrivò il momento in cui la ragazza era talmente tanto presa da lui che gli manifestò il desiderio di sposarlo. Quindi la cosa da fare adesso sarebbe stata quella di fare come fece con la prima ragazza cristiana: rompere ogni collegamento. Quella ragazza lo aveva rispettato senza fare alcuna pressione e lui era scappato. Però si era infilato in una situazione peggiore, pericolosa, di disobbedienza a Dio e dal quale, a questo punto, avrebbe dovuto fuggire per due motivi: per il suo bene, obbedendo a Dio e per il bene di quella ragazza che adesso doveva affrontare ed elaborare un rifiuto. Rifiuto esatto! Perché alla fine lui sapeva cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato. Sapeva che quella relazione andava troncata per obbedire a Dio. Però il compromesso era troppo piacevole. E se non si è disposti a soffrire, il compromesso diventa automatico.

Quindi la cosa giusta sarebbe scappare, come nel primo caso. Quella completamente sbagliata sarebbe rimanere e provare a resistere o cambiare la situazione. Dio ha detto chiaramente a quel ragazzo cosa fare, eppure non voleva farlo. E potete immaginare il perché?

Lasciare e troncare con quella ragazza, come sarebbe giusto cristianamente parlando, sarebbe significato soffrire per sentimenti forti feriti, ma soprattutto lasciare quel circolo che per lui rappresentava una passione tanto grande da non poter essere abbandonata. Nell’escalation, che può sembrare verso l’alto, ma che probabilmente, spiritualmente parlando va verso il basso per certi aspetti, quella passione aveva iniziato a controllare quel ragazzo tanto da rendergli impossibile la scelta di fare la cosa giusta.

Sapeva cosa doveva fare, ma non voleva lasciare quello che per lui era diventato fondamentale. Piuttosto che fuggire come Dio gli aveva chiesto prima ancora che succedesse tutto questo, è rimasto lì, pensando di poter gestire tutto, di essere capace di farlo. Poi si è ritrovato in una situazione sentimentale di compromesso da cui non sarebbe riuscito a fuggire se non staccandosi da tutto quel mondo che aveva frequentato per così tanto tempo.


Eccolo il compromesso. Seguire la voce di Dio o il proprio ego? A questo punto siamo già alla sofferenza e al momento dei “se” ma purtroppo le conseguenze sono state disastrose. Ci sono stati sentimenti feriti e lacrime amare di pentimento e umiliazione. Quella ragazza ha sofferto tanto da questo tira e molla durato tanto tempo, semplicemente perché quel ragazzo all’inizio non si è accorto che quell’hobby stava diventando una passione diventata poi un idolo; quando ha fiutato il pericolo di interesse non si è allontanato abbastanza da interromperlo sul nascere; quando è arrivata la proposta di matrimonio non si è staccato completamente da lei perché avrebbe significato staccarsi da quel mondo così importante. E poi non è buffo che non abbia voluto minimamente lottare per il suo rapporto con la ragazza cristiana e invece in questa situazione lotta per rimanerci?

Vedete quanto danno si è causato e ha causato in altre persone per non aver ascoltato la voce di Dio fin dal primo istante?

Andare controcorrente non è semplice, Dio non ci ha promesso che sarebbe stato semplice. Ci ha solo detto che ne sarebbe valsa la pena.

Tu sei disposto ad andare controcorrente ascoltando la voce di Dio e fidandoti di essa? Oppure vuoi ancora fidarti di te e del tuo discernimento causando dolore a te stesso e alle persone intorno a te?


Se anche tu stai attraversando una storia simile a questa e hai bisogno di parlarne con qualcuno che semplicemente ascolti, sarei felice se mi contattassi.

martedì 14 ottobre 2014

Life in the cave




Un’amica mi ha inviato un link l’altro giorno: mi ha detto che avrei dovuto ascoltarlo subito, dandogli priorità e chiedendo a Dio che mi parlasse attraverso quel messaggio. Lei mi conosce, sa molto della mia vita e conosce molto di me in questo momento, sa quali sono le mie sfide, i miei problemi, le cose che mi scoraggiano e le situazioni complicate che attraverso. Quindi se mi dice che DEVO ascoltarlo io ubbidisco. Allora mi prendo 40 minuti di tempo, ascolto questo messaggio in inglese, lui è comprensibile e parla chiaramente, così non mi viene complicato capire. Alla fine del messaggio ci sono stati due grazie, uno per Dio e uno per la mia amica che mi aveva amorevolmente costretto ad ascoltare e riflettere su quel messaggio. Il titolo era “Life in the cave” di Tim Walter, azzeccato per questo periodo. Lei ovviamente lo sa, ha ascoltato quel messaggio che l’ha incoraggiata, l’ha girato a me perché sa che mi trovo proprio lì dentro da un po’ di tempo e che spesso non la vivo bene.

Life in the cave, vita nella caverna. Per chi conosce Davide, il re di cui si parla nella bibbia, sa che ha dovuto passarci un po’ di tempo in una caverna, altresì chiamata, con termine poco corrente probabilmente, spelonca. Davide nella spelonca (potete leggere questa storia qui). Che ci faceva là dentro? Quando era molto giovane Dio lo scelse per diventare re, aveva mandato il profeta Samuele a ungerlo re d’Israele. Solo che Samuele non si aspettava di dichiarare re un teenager che di mestiere faceva il pastore. Ma questa è un’altra storia. Dio lo ha scelto, ha scelto Davide per il suo cuore, perché era un cuore che voleva conoscere Dio e voleva servirLo. L’unico problema, (ovviamente può sembrare imprevisto per me, ma non lo era per Dio) dicevo, l’unico problema era che Israele un re in quel momento ce l’aveva, e si chiamava Saul. Il primo re d’Israele aveva commesso un peccato gravissimo davanti a Dio, oltre ad aver avuto, lungo la sua vita, un cuore più dedito a ricevere le benedizioni di Dio piuttosto che un cuore che cercasse Dio. Saul desiderava la benedizione senza voler obbedire a Chi la benedizione voleva dargliela. 

Ma anche questa è un’altra storia, torniamo a noi. Davide nominato re mentre Saul era ancora in vita. Quest’ultimo ovviamente non la prende bene così dopo un po’ di smancerie nei confronti di Davide, capisce che è una minaccia per il suo status e così cerca di ucciderlo. Ma Saul dimenticava che Dio aveva deciso, aveva scelto e non avrebbe cambiato idea. Quindi ciò significa che avrebbe protetto Davide. Non posso nemmeno fare il riassunto, ma leggendo la storia arriverete al punto in cui Davide si ritrova nella caverna.

SITUAZIONE: Davide scelto come re da Dio perseguitato dall’attuale re Saul; scappa e va in una caverna; il suo migliore amico Gionathan rimane al palazzo, non lo segue e non può supportarlo, quindi Davide è da solo, senza conforto e senza nessuno che si curi di lui (come dice nel Salmo 142); inoltre persone che per altri motivi avevano problemi a casa loro, scappano e si rifugiano con Davide, dandogli di fatto non una mano ma un’altra responsabilità (potete immaginare lo stato d’animo? Da solo, perseguitato senza motivo, ricercato per essere ucciso, lontano dal mondo, lontano dalla sua casa, dalle persone care, e in più si aggiungono altri scontenti che probabilmente vogliono conforto da lui. Povero Davide!)
In questo momento quindi la situazione non sembra così ottimale, anzi. Dio fa una promessa a Davide e lui deve iniziare ad attraversare mille mila difficoltà. Piuttosto che alloggiare nel suo palazzo come re, deve, come re, scappare e rifugiarsi in una grotta. Non ha persone accanto, è solo e sconsolato in attesa della realizzazione di una promessa ma in una situazione veramente probante.
Dio si era forse dimenticato di quella promessa? Dio si era forse dimenticato di lui? Si era distratto un attimo? 
No di certo, e in quel messaggio di Tim sono riassunti alcuni punti che riporto cercando di non dilungarmi troppo, (quello che vale per Davide vale anche per me e per te che leggi, quindi a volte i soggetti sono cambiati, ma semplicemente perchè sono davvero intercambiabili):

  1. Le difficoltà sono progettate, quindi nulla accade per caso ma piuttosto per un progetto premeditato. Davide, nel Salmo 139 dichiara che Dio lo conosce fin da prima che nascesse. Quindi già allora Lui aveva progettato ogni istante della sua vita perché potessimo scoprire l’amore di Dio, la Sua bellezza, perché scoprissimo la vita. Perché "La vita eterna è che conoscano Te, il solo vero Dio" (Giovanni 17:3). Quindi la grotta in cui mi trovo, in cui ti trovi, in cui Davide si è trovato non è accaduta per caso, ma Dio ha permesso che ci arrivassimo per un motivo. Non sappiamo quanto tempo dobbiamo passare lì dentro, non sappiamo il perché né cosa impareremo. Ma Dio ha un piano per me e la promessa fatta, come nel caso di Davide, sarà mantenuta (Numeri 23:19). Quindi devo costantemente avere fiducia nel piano di Dio per la mia vita.
  2. Nelle difficoltà è facile allontanarsi da Dio. Magari non sono in forma, non mi sento apposto quindi evito. È facile starsene a piangere in un angolo piuttosto che andare a Dio. Invece proprio nel fondo della grotta, quando si è soli e senza speranza, quando non c’è nessuno al nostro fianco, quando sembra tutto nero e senza futuro, lì è il momento di andare a Dio perché è l’unico rifugio. Quando sono in difficoltà non devo correre lontano da Dio ma aggrapparmi a Lui.

  3. Una cosa che non devo mai dimenticare è che Dio vuole che portiamo i nostri pesi a Lui, che vuole che apriamo il nostro cuore, che ci lamentiamo con Lui. Lui vuole che possiamo veramente svuotare il nostro cuore davanti a Lui perché possiamo essere riempiti delle Sue motivazioni, dei Suo piani, del Suo amore e della Sua pace. Quando buttiamo fuori tutto quello che ci turba, che ci tiene svegli, che ci fa male, che ci fa piangere allora Dio può riempirci della Sua pace.

  4. Dio mi porta nella caverna per mostrarmi che Lui è tutto, che Lui solo deve essere il mio tutto. Quando lì dentro tutto è strappato via, quando siamo soli, quando non abbiamo nulla, quando ci mancano le cose che avevamo, quando ci vengono tolte le persone importanti, quando non c’è rimasto altro che piangere da soli lì si realizza la verità: Dio è l’unico che c’è sempre stato, che c’è e ci sarà sempre per noi. A Lui dobbiamo aggrapparci.  

  5. Dio ci porta in un luogo in cui possiamo adorarlo. Nelle difficoltà Davide adora. Davide, in assenza di nessuno che lo facesse, parla a sé stesso incoraggiandosi “anima mia dèstati!”, perchè nonostante le difficoltà che stava incontrando, quelle che diventano un peso per l'anima, quelle che ci buttano a terra, sa che la cosa giusta da fare è adorare Dio. Questo è fondamentale. Noi adoriamo Dio per quello che Egli è e non per quello che ci dà. Quindi anche quando le nostre circostanze sono controverse, quando siamo in difficoltà e siamo nella grotta, Dio è ancora Dio e merita la nostra lode.
Ecco dovevo essere breve, schematico. Ma quando metto mano alla tastiera difficilmente mi fermo. Non ho riscritto il messaggio che ho ascoltato, ho preso qualche spunto che sto applicando a questi giorni della mia vita sperando che siano utili anche per te. Se vuoi ascoltare il messaggio per intero puoi farlo cliccando qui. Non è possibile esaurire l’argomento in poche righe, ma spero di aver trasmesso le cose più importanti.

E ancora una volta, anche qui, ringrazio la mia amica S. per essermi accanto sempre, avere fiducia in me quando nemmeno io ne ho, incoraggiarmi al momento e nel modo giusto, ascoltandomi quando mi lagno. Sei preziosa e io ti voglio bene qf.

NOTA TECNICA: quando clicchi sul testo da leggere, nella finestra aperta devi sono cliccare su 'Visualizza testo' e il testo desiderato si materializzerà con fare digital-magico e potrai leggerlo.

giovedì 31 luglio 2014

Realizzare

Anche quando intorno a me tutto va a rotoli,
quando le mie aspettative sono tradite,
quando i miei sogni sono infranti,
quando attraverso il fuoco della prova,
quando quello che ritengo importante mi viene tolto,
quando la serenità è un ricordo lontano,
quando sono in alto mare sbattuto dalla tempesta,
quando i giganti mi accerchiano,
quando la notte del dubbio si addensa intorno a me,
quando non c’è più speranza,
quando sono senza forze,
quando la voce per chiedere aiuto è soffocata dalle lacrime,
quando la gola stringe,
quando la testa fa male,
quando la tristezza è compagna fedele,
quando chiami e nessuno risponde,
quando le circostanze sono avverse,
quando la strada era quella giusta ma ti ha portato in prigione, ingiustamente,
quando le persone che ti amavano ora ti odiano,
quando i tuoi sogni sul futuro erano chiari, meravigliosi e gloriosi,
quando nessuno ti capisce,
quando non c’è spalla su cui piangere,
quando non c’è comprensione, né del giusto né dell’errore,
quando rimane il dolore,
la delusione,
l’amarezza,
la confusione,
quando non si vede mano tesa,
quando non c’è aiuto,
quando non c’è giustizia,
quando non c’è più sorriso privo di lacrime,
quando le lacrime sono pronte ad emergere,
quando non ci sono più le stagioni, ma sembra solo inverno,
quando non si vede la fine del tunnel,
quando nessuna voce è pronta ad incoraggiarti,
quando sembra che dall’Alto nessuno risponda,
quando la luce non si vede,
quando la liberazione tarda ad arrivare,
quando la gravità ti schiaccia al suolo,
quando le energie sono andate via,
quando la voglia di lottare è morta,
quando la pazienza è messa a dura prova,
quando la perseveranza riguarda gli anni,
quando le persone importanti ci vengono tolte,
quando tutto intorno è arido deserto,
quando bramo dell’acqua,
quando cammino sfinito,
quando ogni rumore mi dà fastidio,
quando è con Te che vorrei stare,
quando Ti vorrei accanto, fisicamente,
quando vorrei sentire il Tuo abbraccio,
quando la Tua voce potrebbe cambiare le situazioni, ma Tu taci,
quando potresti sgridare il vento e calmare la tempesta ma hai un altro piano,
quando Tu non vuoi calmare le onde, ma mi chiami a camminare sulle acque per raggiungerti,
quando le voci nella mia testa gridano forte,
quando lo scoraggiamento si siede di fronte a me,
quando l’insicurezza mi prende per mano,
quando la confusione mi indica la strada,
quando la paura mi offre una sedia,
quando il buio si impadronisce di me,
quando il mio cuore è turbato,
quando i miei sentimenti sono calpestati,
quando tutti ricordano tutti i miei errori,
quando guardano a me con disprezzo,
quando le Tue promesse sono lontane,
quando non sono più sicuro delle Tue promesse,
quando perdo ciò che è prezioso,
quando non posso recuperare,
quando cerco rifugio nella distrazione,
quando ignoro i miei problemi,
quando loro tornano più forti che mai,
quando non mi sento accettato,
quando non mi sento abbastanza,
quando mi fanno sentire di troppo,
quando cerco di fare la cosa giusta e vengo odiato,
quando tutto il mio mondo crolla,
Tu sei degno della lode,
Tu siedi ancora sul Tuo trono,
Tu hai ancora il controllo,
Tu non mi hai abbandonato,
Tu non mi hai dimenticato,
Tu mi proteggi ancora,
Tu mi doni speranza,
Tu rinnovi le Tue promesse,
Tu mi vuoi donare ancora il meglio,
Tu mi benedici con la Tua parola,
Tu guardi al mio cuore e mi conosci,
Tu sei abbastanza,
Tu e la Tua grazia mi bastano,
Tu sei vicino a me,
Tu mi chiami per nome,
Tu mi sostieni con la Tua destra,
Tu mi salvi dai miei nemici,
Tu mi comprendi,
Tu sei sovrano,
Tu sei ancora Dio,
e questo è un motivo per lodarti,
questo è l’unico motivo per adorarti,

questa è l’unica ragione per cui cantare, anche quando non ce ne sono altre.



mercoledì 2 luglio 2014

E tu che donna vuoi essere?


Questo post è dedicato sì alle amiche che avranno la pazienza di leggere, ma ovviamente contengono parecchi spunti di riflessione anche per gli amici. Le donne potranno forse riflettere su come vorranno essere e a quali di questi esempi vorranno assomigliare, gli uomini potranno capire quali sono le donne che Dio ama e imparare a riconoscere coloro che amano Dio dal loro atteggiamento e dalle loro priorità.
Per me è stata una benedizione imbattermi in questi personaggi e prenderli come esempi per la mia vita, spero possa essere lo stesso per ognuno di voi.
La bibbia è piena di racconti di donne di diversa razza, cultura, età e periodo storico, e tutte hanno delle caratteristiche che ci parlano ancora oggi, e tutte loro sono esempi positivi o negativi che possono ancora insegnarci tanto.
Sarebbe impossibile, per questioni di spazio, parlare di tutte le donne presenti nella bibbia e delle loro storie, e dei dettagli della loro vita, ecco qualche esempio:

  • Moglie di Giobbe: nel momento della prova del marito, non sembra accettare con fede quello che succede e non incoraggia Giobbe a rimanere fedele al suo Dio, piuttosto lo incita ad arrabbiarsi con Lui, a ribellarsi. (Giobbe 2:8-10)
  • Dalila: la donna di cui Sansone era innamorato; è stata lei a manipolarlo per farsi svelare il segreto della sua immensa forza. Inizialmente Sansone non le ha rivelato il suo segreto, ma poi, per amore, lo fece. Lei gli tagliò i capelli e il Signore si ritirò da lui. Sansone venne catturato, gli vennero cavati gli occhi e passo la sua vita in prigione a causa di quella confessione. (Giudici16:15-21)
  • Maria (sorella di Lazzaro): prendendo decisioni controcorrente per la cultura del suo tempo, quando Gesù era andato a casa loro e parlava, lei era seduta ai Suoi piedi insieme ai discepoli desiderando ascoltare ciò che aveva da insegnare. È stata lei a rompere il vaso con l’olio profumato e molto costoso per ungere il capo di Gesù, gesto che aveva suscitato le rimostranze dei discepoli. In entrambi i casi aveva scelto la cosa più importante in quel momento: ascoltare Gesù nel primo caso e onorarlo con quanto di più prezioso avesse nel secondo. (Luca 10:38-42, Marco 14:3-8)
  • Marta (sorella di Lazzaro): nella stessa situazione, piuttosto che rimanere seduta ad ascoltare Gesù, si dà da fare con le faccende domestiche. Quando fa notare a Gesù l’atteggiamento poco collaborativo della sorella, ha mostrato la presenza di alcuni sentimenti nel suo cuore: frustrazione, auto-commiserazione, amarezza, invidia, rancore, spirito di giudizio e rivendicazione che l’hanno portata ad avere del risentimento nei confronti della sorella. Nonostante il suo attivismo fosse per servire Gesù, Lui le fa notare con amore che era concentrata sulla cosa meno utile in quel momento, e che quel risentimento veniva da tutto quello che aveva dentro, dal suo affanno e dalla sua agitazione per tante cose.
    (
    Luca 10:38-42)
  • Ester: meravigliosa regina, coraggiosa, consacrata a Dio, donna di preghiera, riflessiva, ma che sa passare all’azione, rischiando anche la vita, per salvare il popolo di Dio del quale faceva parte e che lei tanto amava. (Ester, storia breve da leggere tutta d’un fiato)
  • La serva di Naaman: rapita dopo la disfatta del popolo di Israele diventa una umile serva; ma il padrone siriano aveva la lebbra e lei sapeva che l’unico che avrebbe potuto guarirlo era Dio tramite i Suoi servi. Così, in un mondo corrotto, che ha dimenticato Dio e si era dato all’idolatria, lei è stata l’unica a conservare la fede ad avere il coraggio di suggerire al padrone di andare a visitare Eliseo, un profeta di Dio che avrebbe potuto guarirlo. Il suo amore per Dio, la sua fede unica in quel tempo, il suo coraggio e la sua compassione per il suo padrone, sono ancora oggi di grande esempio e sprone nonostante non si sappia il suo nome. (2 Re 5:1-19)

E potremmo continuare all’infinito. Che dire di Rut, Sara, Abigail, Priscilla, Rachele, Anna? Sarebbero tutte degne di nota, e non sarebbero le uniche!
La cosa che accomuna donne come Ester, Maria e la serva di Naaman sono una vera passione per Dio, una fede salda nonostante le circostanze, un cuore dedito ai Suoi insegnamenti e statuti. Vissute in ere e contesti diversi, con uno stato sociale diverso, hanno espresso la loro totale sottomissione a Dio e questo Gli ha permesso di usarle.
Ester non aveva programmato di essere regina. Non sapeva che lo sarebbe diventata e probabilmente nemmeno immaginava che una tale cosa sarebbe potuta accadere a lei. Nemmeno la serva di Naaman sapeva nulla del suo destino, che sarebbe stata deportata e sarebbe diventata la serva di qualcuno.
Entrambe non avevano progettato una vita di servizio, tantomeno in quelle condizioni, ma erano a disposizione di Dio in qualunque momento e a qualunque costo.
Questo è probabilmente la chiave del loro successo agli occhi di Dio, il motivo per cui Lui abbia deciso di usarle: non avevano progettato la loro vita, non avevano scelto le modalità con cui servire Dio, ma avevano a cuore Lui e le Sue vie. Questo ha permesso che Dio si servisse di loro in maniera così grandiosa.

Questo è un esempio fondamentale per noi oggi. Molti di noi decidono come vogliono servire Dio. Desideriamo farlo alle nostre condizioni, desideriamo imporre a Dio il nostro metodo e i nostri doni. Progettiamo una vita di servizio, ma secondo i nostri canoni. Vogliamo servirLo ma a modo nostro. Dio ci dona dei talenti e li sprechiamo, ma a volte siamo campioni a confondere le nostre passioni con presunte ottime possibilità di servirLo.
Eppure queste donne non avevano progettato nulla, non avevano posto condizioni a Dio, non avevano dettato una scaletta della loro vita. Erano lì, pronte, sottomesse, fedeli, fiduciose, coraggiose, dedicate, disponibili, completamente svuotate delle loro pretese e dei loro desideri, dei loro piani e delle loro scalette, e Dio le ha usate in un modo che ancora oggi è narrato nel mondo tramite la bibbia.

Questa è la cosa che più colpisce. Non persone che includevano Dio nella loro vita, nei loro programmi, nei loro progetti e sogni, ma persone che lasciavano che fosse Dio a guidare ogni aspetto della loro esistenza. Non persone servizievoli che mettevano a forza Dio in quello che facevano, desiderando così di legittimare le loro azioni, ma persone completamente svuotate dal loro ego per far posto a Colui che dicevano e mostravano di amare.

Sottomissione, insieme ad umiltà, sono termini e concetti che oggi non piacciono a nessuno, e purtroppo anche i figli di Dio, i cristiani hanno difficoltà ad accettare questi aspetti del rapporto con Dio. Ma sono l’unica chiave perché Dio possa usarci. Lui non ha mai chiamato persone capaci e piene di sé per servirLo, ma persone semplici e disponibili che Lui stesso ha equipaggiato.
Ester aveva forse frequentato un corso tipo “Impara a diventare una regina”? No! Eppure ciò non ha impedito che Dio la usasse in modo eccezionale. E lo stesso vale per le altre donne fedeli le cui storie sono riportate nella bibbia.
Le loro caratteristiche erano solo passione per Dio, amore per il prossimo, umiltà, sottomissione, nessuna pretesa, ma massima disponibilità.
Non hanno incastrato Dio nella loro vita, ma hanno lasciato che fosse Dio a guidare la loro esistenza, portarle dove Lui avrebbe voluto, equipaggiarle tramite le loro esperienze personali, metterle nel posto giusto al momento giusto e suggerire al loro cuore come agire. Come potete ben vedere è tutto riguardo Dio e non la persona in particolare. Lui sceglie, Lui equipaggia, Lui manda, Lui sostiene, Lui parla, Lui opera. Non c’è spazio per l’ego, non c’è spazio per “Io” ma solo per Dio.

Questo dovrebbe far riflettere ogni donna, ma ovviamente anche ogni uomo. Dio non può usare persone che vogliono incastrarlo nella loro scaletta. Dio vuole figli che siano disposti a darGli la loro esistenza, completamente, che giorno dopo giorno siano disposti a morire a sé stessi, disposti a non reclamare alcun diritto sulla propria vita.
Perché se Dio non ha risparmiato Gesù per salvarci, noi dovremmo ritenere qualcosa per noi?

In Proverbi 31, l’elogio della donna virtuosa, l’autore si esprime in questi termini:
La grazia è ingannevole e la bellezza è cosa vana; ma la donna che teme il SIGNORE è quella che sarà lodata.

E tu che tipo di donna vuoi essere?
Maria che si siede ai piedi di Gesù e andando controcorrente decide di ascoltarlo e seguirlo, o Marta che nonostante abbia riconosciuto Gesù spreca la sua vita logorata dal risentimento e dando priorità all’attivismo senza fermarsi a riconoscere la cosa più importante? (A questo proposito la chiesa di Efeso si è trovata in una situazione molto simile come citato in Apocalisse 2:2-5)
Oppure come la moglie di Giobbe o Dalila con un cuore lontano da Dio e che scoraggia gli altri dalla fede in Dio?
Oppure come la serva ed Ester, svuotata dal tuo ego e dalla tua scaletta per la tua vita, sarai pronta, sottomessa e disponibile per servirLo anche lontano dalla tua comfort zone?
Ricorda che queste donne non avevano nulla di più di te. Dio vuole servirsi anche di te, ma se lo farà e il modo in cui lo farà dipendono solo da te, dalla tua sottomissione a Lui e dalla tua disponibilità.

Io prego che tu voglia essere come Ester, Maria, la serva. Che il tuo cuore, come il mio, possa essere trasformato giorno dopo giorno dall’amore di Dio e per Dio.
Che tu possa gettare via i progetti che hai costruito per la tua vita per far posto ai progetti che il tuo Creatore ha per te e che sono il meglio in assoluto.
E il motivo è semplice: vuoi davvero rischiare di perdere una vita di benedizioni vivendo a stretto contatto con Dio e servendoLo semplicemente per dare retta al tuo ego? Dove ti ha portato finora il tuo ego?

Che tipo di donna vuoi essere?


Per chi fosse interessato ad approfondire meglio lo studio delle donne della bibbia, consiglio la lettura di questo sito web.

lunedì 23 giugno 2014

Religione? No, grazie!

Dite la verità, questa risposta vi sembra alquanto paradossale, non è così?
Credo che la vostra espressione possa avvicinarsi a quella dei miei amici quando dico loro che non mi piace parlare di religione. Ma quando dico così non mi riferisco ai contenuti dell’argomento, bensì al concetto di religione.

Cosa significa “religione”?
Tralasciando la definizione del vocabolario, che puoi tranquillamente trovare ovunque, la religione, per come è vista e percepita, è un insieme di regole, di leggi, di principi o di atti da compiere che permettono in qualche modo di farci sentire apposto con la coscienza e che, nel significato più profondo e spirituale, permettono a l’uomo di raggiungere Dio e il paradiso. Ma anche, semplicemente, un insieme di regole che permettono agli uomini che le praticano di essere e/o sentirsi migliori, di poter portare un beneficio alla società con ideali di amore, uguaglianza e compassione.
Insomma, da quel che immagino e vedo, si può riassumere in due modi:
-          Attraverso la religione puoi raggiungere Dio e il paradiso (parliamo di religione in generale, quindi bene o male tutte le religioni fanno aspirare l’uomo a qualcosa di più elevato);
-          Attraverso i principi che la religione insegna, forse questo posto può essere migliore.
È implicito, parlando di religione, che si creda anche ad un essere superiore.
Questo è quello che in generale pensano tutti oggi. Ma è davvero così? La religione è stata davvero istituita da Dio? Dio ama la religione e le persone religiose? C’è qualche religione in tutto il mondo capace di salvare?
Te le sei mai fatte queste domande? Io si, e in questo post voglio di dirti cosa penso, cercando di essere quanto più possibile fedele a quello che è scritto nella bibbia. Non posso per brevità rispondere ad ogni domanda, ma spero che il discorso sia comprensibile.

C’è una religione capace di salvare l’uomo? Di portarlo in paradiso?
Nella bibbia Gesù ha dichiarato di essere la Via, la Verità e la Vita, e che l’unico modo per raggiungere il Padre, ovvero Dio, è attraverso di Lui. Oggi viviamo in una società in cui si cerca di negare l’esistenza di una verità assoluta. “La verità assoluta non esiste!” qualcuno dice, non rendendosi conto che la sua affermazione annulla di fatto il concetto della frase (se la verità assoluta non esiste, allora anche questa frase non è vera!). Ma è davvero così? Se qualcuno vi dicesse che il cielo è di colore verde, perché questa è la sua verità, potreste mai dargli ragione? Potreste affermare che questo è vero, quando invece è palese a tutti che il cielo è azzurro? E se qualcuno contestasse l’esistenza della forza di gravità, semplicemente perché qualcuno pensa che la verità sia un’altra, come lo considerereste? E cosa dire se qualcuno pensasse che l’omicidio non sia un reato, perché nella ‘sua verità’ questo non lo è?
Vedete come è assurdo pensare che tutti abbiamo ragione, che non esiste una verità assoluta, che non esiste un sistema a cui fare riferimento?
Quindi, dopo questa breve digressione, Gesù dichiara di essere la Via, la Verità e la Vita. Notate l’articolo? Non “una” delle tante, ma “la”, ovvero l’unica. Ciò di fatto esclude che esista una religione capace di salvare. Infatti Gesù non dice: “Il Cristianesimo è il modo per raggiungere Dio” o “Attraverso una qualsiasi religione potrete guadagnare il paradiso.”
Gesù afferma che è solo e soltanto attraverso di Lui che si può raggiungere Dio e il paradiso. Non esiste alcun rituale di alcuna religione che possa farci guadagnare il paradiso. NESSUNO! L’unico modo è Gesù.


Gesù e la religione
Quando Gesù era sulla terra ha più volte giudicato il cuore dei religiosi del tempo. Gli stessi religiosi che dicevano di amare Dio e che osservavano la legge data da Mosè erano le prime persone che volevano uccidere Gesù per quello che diceva di loro. Eppure erano delle brave persone apparentemente, devoti, rispettavano la legge, erano religiosi, partecipavano a tutte le attività ‘religiose’ del tempo, passavano molto tempo nel tempio, facevano l’elemosina e pregavano. Eppure Gesù, che guarda sempre oltre l’apparenza, sapeva che tutto questo non era dato da un amore per Dio, ma dal desiderio di essere considerati rispettabili da parte della gente del tempo. Davanti ad una facciata di persone religiose, si nascondevano cuori lontani da Dio. Le loro labbra parlavano di Dio, ma il loro cuore Lo ignorava. Parlando di loro, Gesù li ha definiti come dei “sepolcri imbiancati”, ovvero tombe con una bella facciata, persone morte dentro ma con l’apparenza di fedeli servitori di Dio.
Quegli stessi religiosi che avrebbero dovuto riconoscere in Gesù l’adempimento delle promesse scritte nel Vecchio Testamento, sono stati i primi a non credere a nessuna delle cose che Lui ha detto o fatto. I loro cuori erano orgogliosi, si sentivano al sicuro, pensavano di essere apposto perché erano religiosi. Ma Gesù non la pensava così! Sapeva bene che non era rispettando la legge che si arriva in paradiso, ma molto più semplicemente credendo in Gesù.
Quindi come potete vedere, e anche leggere nei Vangeli, Gesù detestava la religione. Non sopportava che gli uomini potessero pensare che solo rispettando delle leggi potessero arrivare a Dio, perché questo spostava la loro attenzione da Dio ad un insieme di regole (che per altro, aldilà dell’apparenza, non erano rispettate).

La religione risolve il problema del peccato e della vita eterna?
Abbiamo detto che Gesù si è dichiarato la Via, la Verità e la Vita. Abbiamo visto che non c’è una religione capace di salvare, e anche come Gesù avesse giudicato malvagi coloro che pensavano di essere giusti semplicemente perché ‘religiosi’.
Quindi, come si risolve il problema del peccato?
La risposta è una, è semplice: Gesù. Il Cristianesimo non è una religione, non è una istituzione umana, non è un insieme di regole da rispettare. È una relazione incentrata su una persona reale e viva: Gesù. Arrivando a Gesù si può ricevere la salvezza e questo non dipende dai nostri meriti, ma è un dono gratuito (la religione invece insegna che ‘ti devi meritare il paradiso’).
Non è aderendo ad una religione o andando in chiesa che ci si assicura il paradiso, ma è solo quando si capisce cosa ha fatto Gesù sulla croce che possiamo ricevere il perdono dei peccati e di conseguenza il diritto di essere chiamati figli di Dio e avere la possibilità di entrare in paradiso quando saremo morti. Nessun rituale, nessun atto, nessun pellegrinaggio, nessuna adorazione o venerazione di persone umane nate, vissute e morte sulla terra. Solo Gesù.

Capisci ora perché non mi piace la religione? Non piaceva e non piace nemmeno a Gesù, non risolve il problema del peccato né può garantirmi l’accesso al paradiso. Non mi rende libero perché sarei schiavo di regole da seguire per raggiungere Dio. Gesù invece dona libertà da tutto questo! Una relazione personale, una trasformazione continua, una nuova natura che ama Dio, il privilegio di essere Suoi figli e la possibilità di entrare in paradiso un giorno.
Mettete da parte la religione se volete tutto questo, la risposta è: Gesù!

Spero di non essere come quei religiosi che apparivano così religiosi agli occhi degli uomini ma che verranno rigettati da Dio. La mia speranza, per me e per te, è che i nostri cuori e le nostre menti siano liberati dai concetti di religione che tendono a giustificare l’uomo o placare la sua coscienza, ma che, nell’economia di Dio non valgono a nulla, e che possiamo, invece, vivere una vita da Cristiani, ovvero seguaci di Cristo, Suoi followers, cercando di vivere una vita come piace a Dio. Quando ci si rende conto che siamo incapaci di adempiere tutti i comandamenti di Dio, quando ci sentiamo senza speranza, quando sentiamo il bisogno di essere salvati dalla nostra natura, Gesù è lì che ci tende la mano ed è pronto a darci un nuovo inizio, una nuova vita. Non una nuova religione, ma una nuova relazione con Dio. Non un insieme di regole da seguire, ma la libertà dal peccato. Non un’istituzione di cui far parte, ma una famiglia.
A questo proposito aggiungo che l’essere cristiano è opposto ad essere religioso, almeno nel piano di Dio. Questo però non esclude il fatto che Dio ci chiama a far parte di una chiesa, ad essere parte attiva di questa famiglia. Chiesa non intesa come insieme di attività fatte dentro una struttura, ma intesa come la grande famiglia di persone che hanno creduto a ciò che Gesù ha fatto per loro. Il cristiano, ovvero la persona che ha ricevuto Gesù nel suo cuore non è una persona che deve vivere la fede in maniera tanto intima da essere invisibile agli altri, ma una persona che ha il desiderio di condividere il più grande dono RICEVUTO da Dio con persone che hanno ricevuto lo stesso. E con loro essere un aiuto per le persone che ancora non vedono l’importanza di Dio per le loro vite.

Quindi, ricapitolando:
-          Sono un religioso? Spero che Gesù, vedendo la mia vita, possa dire di no. Vorrei non essere un religioso ma una persona che, amando Dio, cerca di compiacerlo con ogni pensiero, atto e progetto.
-          Sono, quindi, perfetto? No, ma grazie a Dio! Se lo fossi non avrei bisogno di Lui. Ogni giorno sbaglio, ogni giorno manco il bersaglio (l’esatta traduzione di “peccare” è proprio questa); nonostante desideri camminare secondo i precetti di Dio, perché so che sono per il mio bene e so che solo obbedendo a Lui posso renderlo felice della mia vita, non significa che io sia perfetto; tutt’altro. Ogni giorno ho bisogno di chiedere perdono, ogni giorno ho bisogno di grazia, ogni giorno ho bisogno del Suo aiuto e del Suo infinito amore.
-          Sono sicuro di poter andare in paradiso? Per grazia di Dio posso dire di sì! Diffidate dal pensiero che non si può essere sicuri fino a quando moriamo e Lo incontriamo; questa certezza possiamo e dobbiamo averla mentre siamo in vita, e solo Dio può darcela. Quando incontreremo Dio sarà troppo tardi: se abbiamo ricevuto la salvezza mentre eravamo in vita andremo in paradiso, altrimenti la nostra destinazione è l’inferno.
-          Vado in chiesa? Ovviamente sì! Faccio parte di una grande famiglia che ama Dio. La religione è opera dell’uomo e quindi non sarà mai perfetta; le persone dentro la chiesa non sono perfette e faranno tanti errori, ma anche io ne faccio tanti, quindi non sono molto diverso da loro. Ciò non significa che partecipo a riti particolari con l’obiettivo di essere salvato, ma quando canto e prego lo faccio perché voglio ringraziare Dio per quello che ha fatto nella mia vita. Non è un modo per raggiungerlo, ma un modo per ringraziarlo perché Lui ha voluto raggiungere me tramite Gesù.
-          La religione mi ha salvato? No! Dio mi ha salvato. Nessuna religione sarebbe in grado di soddisfare la giustizia di Dio. Lui ha dato Gesù come sacrificio perché io potessi vivere, perché il prezzo del mio peccato fosse pagato da Lui al posto mio. Quindi non sono stato salvato da una religione, non esiste una religione in cui c’è salvezza, non esiste una religione che salvi, non esiste nessun uomo o donna attraverso la quale si possa ricevere salvezza se non Gesù.

Ogni volta mi riprometto di essere breve, ma spero che tu abbia avuto la pazienza di arrivare in fondo e in qualche modo, nel mio piccolo, abbia potuto rispondere a qualche tua domanda. Sono sempre disponibile per ulteriori chiarimenti o semplici confronti se vorrai scrivermi una e-mail o commentare questo articolo.
Colgo l’occasione per invitarti a guardare questo video che spiega in modo molto più riassuntivo questo pensiero.


Alla prossima,

Giuseppe